top of page
Podcast

FLECTERE SI NEQUEO SUPEROS, ACHERONTA MOVEBO PODCAST

TACCUINO #5


All'interno di un'ottica del non senso della vita, e quindi della ricerca di senso, a volte continua e spasmodica, sovente dimensione mirabilmente trovata e ritrovata nell'ottenimento di novità che placano e possono condurre ad autoinganni dimostrativi che divengono al più soggettive risposte, il panorama della malvagità umana tutto distrugge e fa crollare le energie momentaneamente disponibili alla vita. Il vivente non sviluppato che diviene in essere il cosiddetto essente narcisista maligno perverso non è adatto e adattabile alle circostanze che l'esistenza configura nel muovere accadimenti. È cosi che, in presenza dello spietato e sadico truffatore, il senso, la direzione, viene a perdersi e ritrovarsi, aprendo una voragine spazio temporale che manifesta i tratti di un abisso ove relatività e sofferenze il mondo ingloba. Questo abisso è lo svelamento dell'inganno che forma il vuoto nullo dentro il nulla. L'illusione rivela il dire finto nella realtà concreta. La nullità delle cose si sente quando l'opera è il soggetto del divenire e la bolla che nutre fantasia ossigenata esplode nell'implosione di senso. Nell'accensione del suo proprio esistere, Il passo incalzante del NMP fa sì che ogni cosa non esista più, con mezzi violenti, gli unici che esso conosce, poiché sa in cuor suo, in assenza di dote di bilanciamento e allotrio a misura, demolendo anziché costruire, fallendo ogni mossa, immettendo tossine in campi vitali. Proverà, così facendo, impoverimento e malattia e, finanche, un futuro di morte. Se non si muoverà cura per gli organismi entrati in contatto con i rapporti di tossicità - come spesso accade - si procederà per opera d'insipienza e non per provvida. Imprescindibili necessari sono il capire, il capirsi, il genio, ovvero la forza naturale produttrice che muove in taluni su fini educativi. Nessuno è al sicuro, o si debba ritener tale dal buio essere che dilania l'armonia e il bene del pensato, generato e creato mosso alla vita, e che nella vita - dall'incontro con il NMP - conosce l'ombra più cupa. Si rende precipua la consapevolezza del reale. Sulle categorizzazioni non ritengo di generalizzare e non concordo con una rigida classificazione psicopatologica, mossa da una medicina psichiatrica che in virtù di valutazione medica considera organismi. Indi non argomento di casi. Seppur a essere attenzionate, osservate e indagate sono cellule, far luce su particolari olistici - e non su agenti universali - fortifica scrupolosità, e considera discrezione di valutazione tossica tra individui diversi costituiti di cellule cardiache disfunzionali. Sull'importanza di tali cellule, sottolineo l'influenza dei segnali chimico funzionali che muovono in direzione del filtro deputato alla lettura e sviluppo di informazioni, secondo alternanza di impulsi regolati 0 1. L'irregolarità sull'interruzione di pompaggio del primo cervello, il battito, non favorisce completezza armonica nel caso di individui non pienamente formati, come nel caso del suddetto soggetto detto psicopatologico, con i dovuti distinguo. Penso sia questo il senso, la via sulla quale incamminarsi per tentare ricerca e dimostrazione, al fine di agire in aiuto di chi soccombe a motivo di deficienza di concepimento. Si direbbe: insufficienza mentale.

20 visualizzazioni

TACCUINO #4


Ha senso parlare di Dèi se questi sono morti e il vanitas vanitatum è mancanza di umanità nel mondo ove tutto fa cassa?


Leggere la psiche non è tradurre. Sentire attraverso intellezione non è interpretare. Perché traduciamo e interpretiamo la vita? Non debbo chiedermi, ovviamente, come. Questo lo si capisce. Oppure lo si può. O, ancora, lo si potrebbe. In assenza del capire, lo si può - quantomeno - osservare. La lettura attenta sembra prescindere da confusione, disarmonia e disordine. Ma l'animale in continua decadenza che apprezza ciò che è omogeneo razionale e ordinato, partecipa di attributi quali rischio, disordine, chaos. Una bilancia debole che soffre pesanti lati. E nel tentativo di equilibrio forze fantasiose insegnano a diffidare dell'ingannevole realtà concreta. Nella contemporaneità liquida, periodo povero culturalmente di innocenza e umanità, l'egolatra che non può prestar fede a patti è anche colui che crede nel o al buon Apollo senza capirne il senso, popolando incessantemente il futuro, trasferendo il passato domesticato, in abbandono del Dio Sole e Ermete, sfogando pulsioni per obbedienza a Marte. Ma è Sileno a ricordare l'inattingibilità di un sapere positivamente definito sull’esistenza. Nell'acconcia società opulenta ove il problema amore universale non muove verso una civiltà pacifica, manichini svestiti si pregiano di buaggine, direttamente proporzionale all'ebbra parossistica malvagità. Ancora traduzione. Ancora interpretazione concettuale di quel che si pensa essere ma non è. In tema amore, non si costituisce concretezza di significato nell'osservanza del viver per senso, ovvero per direzione, giacché si intende tutto e oltre, si riduce o si esalta, ma non si coglie il sottoconcetto di materialità in Amor e Kama, confondendo radici o - per insipienza - pensando a pensiero arbitrario altro. Facile e chiaro capire che il gaglioffo non può far molto per amplificare i pensieri sulla retta via. Urge una metànoia per assumere cura, per raggiungere una risoluzione ai traumi di una civitas che contiene indigeni speciati funzionali che non portano più la sveglia al collo ma il cellulare nella tasca, credendo di usare venendo usati. Meretrici che amano meretrici. Ribaldi che trofeggiano peripatetiche, oggi digitali. Come possiamo conoscere, schiavi di una istruzione forte di pregiudizi che in cima a castelli istituzionalizzati difende forze minori che con potere si manifestano superiori per dominio? Come guariamo se non sentiamo di esserci e non capiamo dove siamo, disadattati di una catena trofica che muove all'interno di un habitat periglioso. La verità è relativa. Da qui, rivelata, evitarla. Pare sia sempre tutto palesato, ma per gli ognuno mondi odierni, nel mondo che ha prodotto oggi la nuova contemporanea natura dell'uomo in naturalità dell'artificio e della tecnica, seppellendo nelle sabbie del tempo origine e originalità, limitata è l'osservazione di ciò che appare velato. Si vede ciò che si manifesta. Che si veda ciò che è! In questo futuro dell'uomo macchina, che a servizio si domanda della libertà. Il tentativo di partecipare del computo mentale della macchina è simulazione d’essenza che non è artificio, giacché la psiche vive di processi appartenenti dell’indicibile favorendo a posteriori utilità meccaniche, algebriche, alla bisogna. La tecnica, montata dalla natura, non padroneggia l’algebrico ma sfrutta la circostanza per il fine pre imposto, in assenza di risonanza. Nel caso acceso e dibattuto in materia intelligenza artificiale, nella mia considerazione di intelligenza quale atto, non migliore tra molti, ma l'atto scevro di una scelta, solo e possibile, necessario, capisco così corretta l’attribuzione alla macchina, che manca di intellezione e intuito, delle quali facoltà non partecipa, e dirige il risultato al corretto fine, minato dalla manipolazione umana, la quale partecipa di una complessità altra non conferibile. Il logico matematico potrà riferirsi a Turing, a Gödel, a Penrose, e spingersi a evocare Hobbes per un più alto sfoggio dimostrativo di conoscenza spazio temporale vissuta tra neuroni nel loro partecipar di un duraturo intermittente 0 1. Ma sul conoscitivo divenir, dubito se inteso come crescita e sviluppo formativi dell'ente attraverso spazio e tempo. Penso più a una mancanza vissuta per lungo periodo, che nasconde l'indicibile intimo essere, che si definisce personalità, materia, essere, sostanza, attributo proprio, intima origine. L'uomo diviene sviluppo di una ricerca che può cogliere se stesso, attraverso dissonanze che globalmente gli appartengono quali particelle cosiddette accidenti. Sospeso in un vacuo universo psichico che dirige al nulla e che farciamo subissando istanti inconsapevolmente e non, riusciamo ancora a parlar - temporalmente e spazialmente - di limitata esistenza del conoscere, capire, comprendere, scollegati da un universale, un katholikós, un platonico tradotto e interpretato per condurre greggi a ostacolare natura sulla via di storture mentali? Non è forse povero un condizionamento che dimostra una via e chiede di seguirne una, bloccando il libero fluir? Il primo passo verso la libertà è la consapevolezza di sentirsi e dirsi stanchi di sapersi sofferenti.

23 visualizzazioni

TACCUINO #3


Homo Homini Lupus.


L'agire umano è un conundrum meno complesso di quanto lo è il trauma.


L'uomo spesso si organizza violentemente per causar danno, schiavo delle proprie pulsioni, di scelleratezza e non curanza. Taluni adottano menefreghismo d'essere. Non vi sono cose tanto peggiori della ricerca di godimento e cosiddetta felicità a discapito dell'altro, sopravvivendo la via di un sadismo che gaude divertendosi fiaccamente alle spalle del mortale. Non v'è cosa peggiore del desiderio, a pensarci bene. La terribile mancanza di sidus. Crisi identitarie. Non conoscendo se stessi, non entrando in relazione, in scoperta, non partecipando di un dialogo, di curiosa sanità, i più mancano di coscienza intellettuale. Schiavi di una psychologia, in assenza di consapevolezza, credono, si convincono, muovono verso il nulla.


I più non trovano disprezzabile credere questo o quello e vivere conformemente a questa credenza, senza essersi prima resi consapevoli delle ultime e più fondate ragioni a favore e contro, Friedrich Nietzsche.

La maturata meraviglia kantiana che sbatte sull'essere un mare in tempesta che dietro il sublime paventa nell'esplicitar lo sgomento che turba la mente dell'uomo sulla cecità umana all'interno di un paradigma disumano muove scia di un divenir che osserva vuoto di ragionevolezza ove l'ente partecipa di dissennato atto gordo di condizionamento sociale aggrovigliato alle scaturigini del tempo. La virulenza del non valente è totale pressione nella vittima di abusi che vive la Golden Hour, il momento irripetibile che si vive nell'immediato immobilizzante futuro traumatico, o ancora in giorni, anni a venire. Esseri funzionalmente specianti, invasivi arroganti creatori declinanti di un futuro che insegue galleggianti percorsi di nuovi sensi perdenti, incarnano soppressione e sopruso. Curare la psiche di coloro i quali espongono pericoli è prioritario. Se non si arriva a curare, o non si può, precipuo è l'ascolto. Rilevare urgenza è attiva facoltà empatica che muove verso la corretta, sana e positiva direzione chi ne partecipa. Una nuova domanda sullo studio delle storture mentali sorge in me sull'analisi dell'aggressività psichica, portandomi in parallelo tra la personalità cosiddetta narcisista maligna perversa e il fanatismo delirante proprio dei visionari e dei mistici, sul sottile limite tra superstizione e ignoto, credenza e fiducia, condizionamento e psicosi. Scwärmerei nemico della misura. Una fondata corretta relazione sensibile dell'indicibile intimo essere con il mondo esterno potrebbe, dovrebbe, compiere il processo inverso alla derealizzazione operata dalla follia. E se la follia che ci abita scaturisse il pensiero della paura di tutte le paure, dell'angoscia più temibile, del timore del pensiero della morte? La vittima del sopruso diviene il Faust, che ben conosce il dramma e visitato dal cosiddetto Ade, l'Oscuro, persegue il cammino sulle vertigini, ove i segreti son disvelati. Tentato prima, consapevole durante e poi, muove disgustato e nauseato dall'evidenza del dominio della materia e della ricerca del più effimero godimento propri dell'ingannatore che non conosce bellezza. Non si neghi la notte. Abbiate il coraggio di fare la verità, di osservare ciò che appare. Il Mito è ciò che è molto più reale di quel che vien scambiato per concretezza. Così, nell'invisibilità psichica, il cosiddetto nefasto narcisista maligno perverso è la quintessenza del male, Erich Fromm 1964, un mondo sordo, cieco, virulento, orrifico, totale. La paura di esser se stessi e di mostrare al mondo la propria natura nascondendo storture della mente, facoltà disqualitanti di radice corporea che la stessa mente sviluppa gradualmente elicitando perversione nella vita sociale e artificiosa, in una scala di valori che va dalla stupidità fino alla pazzia, in seno alla finta pericolante fragile distruttiva e ingannevole raffinatezza opulenta della società liquida ove coraggio, virtù, etica creano imbarazzo.

24 visualizzazioni
bottom of page