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FLECTERE SI NEQUEO SUPEROS, ACHERONTA MOVEBO PODCAST

TACCUINO #7


Nel disarmante declino che si beffeggia dell'idolatra, chi si preoccupa? Chi dimostra cura? Nel cibarci del tramonto della condizione occidentale chi, appreso dell'altro da sé, entra nella comprensione dell'abisso del disagio, appercependolo? Seguito qui l'eviscerazione dell'osservazione partecipativa del fenomeno che io definisco criminale massimo dell'umanità e ancor più sulla riduzione, per cogliere, in linea con la natura del mondo dell'essere limitato, mi esprimo con errore; il che mi auguro chiarifichi le manifestazioni indotte che spingono al muover studio e ricerca sulla sovrapposizione ontologia / epistemologia. Come indagare il noumeno? Cosa astrarre del fenomeno? In materia psicopatologia, prescindendo ignoranza delle folle che ben va qui sacralizzata per intenderci, e inibendo l'intento della scienza vuota nata per favorire il getto sociale in tutela dei poteri cosiddetti forti creati a dominio delle manifeste pulsive frustrazioni, dobbiamo considerare l’essere, la materia, l’essenza, ovvero la sostanza. Non dobbiamo considerare la forma, anche se giungiamo a valutare e giudicare il sinolo. Se non capiamo il nucleo di ciò che non è predicato di un sostrato, ma di esso vien predicato tutto il resto, non cogliamo il problema. E non possiamo dimostrare l’insufficienza - e quindi il mancato sviluppo - da un punto di vista anatomico e psichico. Il mio concentrarmi sulla potenza e sull’atto mi porta a chiarire il concretizzarsi del pericolo dimostrato dalla personalità cosiddetta convenzionalmente narcisista. Assumendo l’esistenza di ciò che di suo è inconoscibile, ovvero la materia, l’analisi che dimostra l’ipotesi secondo sperimentazione ( intellezione, osservazione, presa, calcolo, pensiero, studio, ricerca, memorie ) vive della comprensione della piena realizzazione, ovvero del fare esperienza attraverso la conoscenza di quel che diviene ciò che è. Voglio percorrere la via attraverso la quale ipotizzerò che l’ente cosiddetto narcisista maligno perverso, ma qui, si badi, mi riferisco al carnefice di specie - per qualunque etichetta si voglia attribuire -, non ha scampo nell’attuazione di determinate e predeterminate azioni violente, in quanto privo di facoltà superiori - o ordinarie - che si formano in sviluppo sulla base di un concepimento corretto e controllo, per volontà di potenza, secondo misura. Desidero evidenziare quanto il patrimonio genetico sia fondamentale per garantire una “macchina funzionante” e quanto, invece, le problematiche comportamentali e i cosiddetti disturbi di personalità siano irrimediabilmente e strutturalmente cosa dell’essere nel caso di una “macchina non funzionante”. Non posso non considerare il cosiddetto Dáimōn, o Genius, o Jinn, o Dharma, il principio dirigente, che spinge l’uomo al divenire quel che per destino è. Ma considero ciò che risulta in aria e sangue, per individuo, prescindendo dalla filosofica Ananke, dalla mòira.


Citando Freud,


«...anche quando mi sono allontanato dall'osservazione ho sempre evitato con cura di accostarmi alla filosofia [...] copia sbiadita della religione nel tentativo di dare significato all'esistenza...».

Tendo a utilizzare la filosofia come strumento e considero che lo stesso signor Sigismund abbia filosofato; questo intendo leggendo gli scritti, riportati quanto sue produzioni. Per quel che riguarda la bocca del lupo, solo entrandoci si possono vedere la potenza e i sintomi, sentendo pienamente i pericoli. Riprendendo... Questo non può che portarci a pensare che supposte psicopatologie siano studi e ricerche di definizioni, più che altro, anziché seria realizzazione sperimentale di ciò che l’uomo è e di ciò che l’uomo fa. Qui si pone necessario uno studio linguistico al fine di assumere conoscenze sulle origini consonantiche utili agli itineranti popoli protoindoeuropei, cosiddetti, per come una storia raccontata riporta "saperi". Possiamo qui considerare una derivazione nordica. Il legame tra la prima espressione di significato e gli attributi di proprietà dell’essere è tautologia. Tuttavia sostengo sia bene tener ben presente che siamo parlati da un linguaggio convenzionale che poco o forse nulla ha ritorno di ciò che un oggetto o un soggetto è quando astraiamo per intendimento. Ciò nonostante assumo le terminologie scientifiche come mera successione dei fenomeni e nuovo linguaggio utile a categorizzare quel che nella sostanza discuto. Occupandomi anche di scienza, e proprio per questo, trovo tuttavia sia utile smontare i meccanismi classici e disfarsi degli strumenti, una volta intesi e conosciuti, poiché si cade irrimediabilmente nel sostenere conclusioni che sono specchio delle ipotesi formulate per raggiungere il fine. Si badi però, per poter abbandonare strumenti e saputo occorre conoscere e far propri gli usi: se non si trovano parole all’interno di una relazione si declina sempre più in ciò che è proprio dell’animale non umano, cosiddetto. Basti pensare all'incapacità di linguaggio e al fallimento delle relazioni in un tempo nel quale pare non si faccia che discutere di comunicazione, impacchettata ed offerta attraverso chimeriche agenzie pubblicitarie, manipolative cellule di un organismo contraffatto che riversa cinabro di forma organica illudendo sia oro. Antifonte di Atene, sempre sia esistito, così come riportato da Plutarco, sempre sia esistito, si rammaricherebbe se sapesse che il suo tentativo di curare la psiche con la parola rovina attraverso la storia, assumendo ruolo in essenza di eroe claudicante in chi compie sforzi continui verso intendimento interrelazionale e sorda stupidità in chi non capisce fonemici sintagmi. Ecce homo, il nuovo essere vivente domesticato e ammaestrato dalla tecnica e manchevole di storicità e intendimento secondo natura delle cose. Il debole mostro perverso maniaco parafilico narciso rompe la struttura primordiale per privazione di completezza pulsativa misurata e ingannevole superiorità di potenza di volontà. Questo mi fa pensare che vi sono supposti e indagati limiti che io ben ho osservato, che si traducono in assenza di consapevolezza al mondo, al tempo, allo spazio, in perpetua fusione al tramonto per decadimento culturale. Per scrivere meglio e più semplicemente aiutare a capire intendo il principio dirigente individuale in sé psicopatologico o non psicopatologico, sempre sulla via di utilizzo d tecnicismi, ma alludendo al sottoconcetto, o questo o quello, e questo e quello, modulato dall'influenza sociale, che collide spietatamente. Si ponga attenzione sull’aspetto cellulare, nulla di metafisico così inteso per matrice cristiana. L’essere parlante è cellule in forma. Non si vada oltre, se non con pensieri fantasiosi possibili, che minano maldestramente aspetti concreti di un materialismo puro per creazione e generazione. E cosa più di un’esperienza della propria esistenza farebbe dubitare la vittima di aver vissuto sotto il peso di abusi perpetrati, del sentire i morsi sulle carni sino al sangue per gustare un gioco perverso, delle confessioni di ripetuti tradimenti, dell’ostacolo alla felicità e alla vita, della minaccia armata, della garanzia di lividi corporei causati da percosse ripetute, del suono muto dei silenzi punitivi a ogni richiesta di aiuto, dello stabilire un sadico massacro psicologico, del provocar traumi con la consapevolezza di ferire, dei danni emotivi, degli incubi compagni di tristi notti? Cos’altro dovrebbe essere sperimentato per giungere a conclusione? Cosa dovrebbe far dubitare di un corpo umiliato e barbaramente giocato per perverso gaudio dalla personalità più subdolamente inverosimilmente cattiva? Cosa, se non il concreto visto e sentito attraverso i sensi? E ancora, cosa che il corpo e la mente non possano dubitare interrogandosi sul sentito? Cosa, partecipante del corpo e dell'organismo, nuove abitudini mosse da scelte personali dovute dovrebbero far dubitare la vittima sulla pericolosità dell’abuso sessuale e del danno trasferito non solo sul sentir avversioni che muovono al rifiuto, ma rifuggono e lottano intrapersonalmente contro il vivido ricordo. L’esperienza è e deve essere utile per esercitare estrema delicatezza di linguaggio, comportamento, atteggiamento, tatto, nei confronti di chi vive scandalosi avvenimenti. Si rende necessario muoversi sempre più alla tutela di chi ha visto qualcosa di orribile. Aborrir aberrazioni che mostrano scellerata crudeltà soffrono l'indifferenza contemporanea. L’attuale esperire impoverimento culturale e il cibarsi del tramonto del declino della società occidentale condiziona il parlante che non prova nemmeno più indignazione dinnanzi al male radicale del piccolo uomo, in un tempo problematicamente sopravvissuto alla morte dei valori e alla morte dei disvalori. Lo scismatico Rodiòn Romànovič Raskòl'nikov perdurerebbe nelle menti degli abusati interrogandosi sulle manifestazioni della banale malvagità, nel tentativo di risolvere il problema del male attraverso le profondità delle più classiche domande, scoprendo forse che non vi è fondo e io son poi uno solo e loro sono tutti. Il mio dubbio scientifico muove attraverso studio e ricerca al fine di tradurre barbarie in aiuto nel partecipare dello scontro tra essere e fare colpiti dall’ambiente, ovvero dal fattore esterno, dall’influenza sociale.

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TACCUINO #6


Ai bimbi vengono narrate favole, affinché si abbandonino al loro mondo di temporalità e spazialità incosciente e dormano tranquilli e sereni le sicurezze ipniche. Caduti nel mondo. Così per opere demagogiche vengono narrate strutturate deboli fantasie in dilezione d'intenti al fine di permeare le profondità mentali. Mandrie domesticate e greggi barbare sottoposte ad apprendimento pavloviano agiscono di risposta psichica indotta per incarnato convincimento. Seguito ora spiegando cosa intendo per mente. Nulla che sia dentro, nel, all'interno, sovrapposto, che circonda il cervello. E così, ancora, non intendo le profondità del nucleo antico. Evidenzio, più marcatamente, che penso la mente altro dal cervello. Ancora, la mente non è il cervello. Il cervello non è la mente. Dico mente e dico cuore intendendo l'una mossa dall'altro. È questo altro, organo che muove vorticosamente il pensar della mente che dirige informazioni al filtro deputato alla lettura e invio coordinamenti armonici. L'interpretazione errata muove tra sinapsi e interscambi pieni e vuoti nel balletto intrareattivo 0 1, designando errori di comportamento. Questo non divide razze, tipi, casi, e ulteriori bagattelle, ma trova riscontro nelle differenze osservabili comuni che definiscono l'essere mortale pensante o formato per completezza o non formato per completezza. Si fa così questione del rapporto con il vuoto nel nulla, sul concetto limite sussistente solo grazie al suo opposto, ossia al pieno intenzionale, che caratterizza la totalità sentita del godere di coscienza e - volendo per comodità evocare autori discutibili - inconscio. E cosa muove il pensar della mente? Il thumos. Ecco che nella spinta di aria e sangue, cellule non correttamente formate muovono informazioni che trasportano frammenti, i quali vengono letti e si avviano agli agiti, agli atti, forti di potenza del desiderio umano di riconoscimento, ma deboli per natura di concepimento. Si manifesta una percezione del mondo sentita quale scadente introiezione. La conoscenza e la coscienza del mondo muovono sulla percezione del sentire il nostro essere nel, ovvero l'attimo zero dell'esserci. Si potrebbe dire una forza psichica zero nel nulla, che è qualcosa dell'essere o l'essere stesso. Non esiste persona che sia immune dalle intrinseche tragedie dell’esistenza che oggi, nella contemporaneità liquida, sono divenuti drammi e vissuti drammatici. Temo sia il caso del coinvolgimento e condizionamento mentale che illude il brotós che si autoinganna a motivo di un fuggire alètheia. Costituendosi una veritas, vive cum gaudium magno l'interpretazione del viscerale indicibile igneo intimo essere, all'interno di una gabbia che tenta di tener al sicuro l'animato, ma che non lo libera alla verità, il reale esistere. La realtà cruda. Così oggi giustizia è via di false opinioni e ignoranza. La condizione mentale che pensa una metafisica disattende una visione chiara e limpida del mendicante, il thnetos, in lotta continua tra pulsioni di eros, partecipante di incidenti e accidenti dell'essere, e thanatos. Ma è qui che sulla vita dell'irrazional pienamente vissuto si ostacola con credenza e fede lo sguardo esistenziale della capacità infantile e non si osserva l'àtopon, che è proprio dell'attimo zero e muove tutto ciò che al concepimento muore nell'esser circondato e circonda. Iato fra nulla. La banalità del male e la stupidità dell'ànthropos ridicolizzano il vissuto e, contrari agli aspetti per natura, l'agito è l'affastellarsi di istanze psichiche che sfogano fallace libertà di pulsione, ostracizzando la prima libertà magmatica che pienamente partecipa dell'irrazional vissuto. Lo sguardo del fanciullo, per ragion di sangue, è la porta che apre alla vita vera. Testimone inquietante di questo luogo ove ciò che vien prodotto colma la propria insufficienza annullandosi. In opposizione, la distorsione di coloro i quali incarnano storture mentali gravi, sopravvive all'insufficienza che annulla ogni altro da sé. Entrambi destinati a sorte comune sembra giochino con la vita, sapendo che nascita muove a fine, ma non incarnando il proprio esistere la condizione umana. Il non realizzato è manchevole di consapevolezza. E qui ha senso, esattamente per camminar su lo stesso, ovvero per seguitar la direzione, principare da thauma, l'orrore, il mostruoso, la paura, il terrore, indebitamente tradotto debolmente sulle ideate e costituite fondamenta di civiltà che hanno eletto un sapere gracile e scialbo che partecipa di un essere smunto, macilento e esangue. Questo esiste, quando appare ma non è. Sull'apparire basti pensare ai nuovi demoni che hanno abbandonato forza e vigore degli antichi tonici per sognare all'interno di affluenti società che abbassano il livello culturale umano nell'espressione manifestata della moderna pubblicità tecnica, o nell'istruzione ignorante di educazione, o ancora del religare opprimendo per favor di obbedienza a regole e comandi sulla follia punitiva, fino a distruggerlo, in un continuo decadere. Il fenomeno materiale è parvenza e illusione. L'influenzabile cresce sulla cecità dello stupido e modella l'orrore di nuovi tempi sulla minaccia della vita. Vi è difesa più debole? Se l'uomo vuole deliberatamente vivere il marcio o non ha più le forze per lacerare il velo, forse non può più rientrare nell'ossatura della specie e il rifugio comodo consente di sostenere un nuovo paradosso, accogliendo rimedio all'antidoto (forse) bimillenario, non accorgendosi dell'invenzione dell'impossibilità di sentirsi accolti dalla culla dura. L'uomo vuol entrare nel sogno dal quale diviene con volontà di potenza e atto ircocervo, vestendo i panni di un altro da sé, la persona che indossa maschere senza veder più la propria, dimenticata sulla cecità di una σαφές.


Sicuro ma mai certo non posso giurarlo. Equivarrebbe l'aver l'ultima parola sul mondo. Vi sarebbe mai più sciocca follia? Navigar in acque eterodosse e scettiche protegge dal folle che convinto terrorizza.


L'oscurità ricorda che è possibile veder le stelle solo quando si è al buio.

L'universo non si spenge.

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TACCUINO #5


All'interno di un'ottica del non senso della vita, e quindi della ricerca di senso, a volte continua e spasmodica, sovente dimensione mirabilmente trovata e ritrovata nell'ottenimento di novità che placano e possono condurre ad autoinganni dimostrativi che divengono al più soggettive risposte, il panorama della malvagità umana tutto distrugge e fa crollare le energie momentaneamente disponibili alla vita. Il vivente non sviluppato che diviene in essere il cosiddetto essente narcisista maligno perverso non è adatto e adattabile alle circostanze che l'esistenza configura nel muovere accadimenti. È cosi che, in presenza dello spietato e sadico truffatore, il senso, la direzione, viene a perdersi e ritrovarsi, aprendo una voragine spazio temporale che manifesta i tratti di un abisso ove relatività e sofferenze il mondo ingloba. Questo abisso è lo svelamento dell'inganno che forma il vuoto nullo dentro il nulla. L'illusione rivela il dire finto nella realtà concreta. La nullità delle cose si sente quando l'opera è il soggetto del divenire e la bolla che nutre fantasia ossigenata esplode nell'implosione di senso. Nell'accensione del suo proprio esistere, Il passo incalzante del NMP fa sì che ogni cosa non esista più, con mezzi violenti, gli unici che esso conosce, poiché sa in cuor suo, in assenza di dote di bilanciamento e allotrio a misura, demolendo anziché costruire, fallendo ogni mossa, immettendo tossine in campi vitali. Proverà, così facendo, impoverimento e malattia e, finanche, un futuro di morte. Se non si muoverà cura per gli organismi entrati in contatto con i rapporti di tossicità - come spesso accade - si procederà per opera d'insipienza e non per provvida. Imprescindibili necessari sono il capire, il capirsi, il genio, ovvero la forza naturale produttrice che muove in taluni su fini educativi. Nessuno è al sicuro, o si debba ritener tale dal buio essere che dilania l'armonia e il bene del pensato, generato e creato mosso alla vita, e che nella vita - dall'incontro con il NMP - conosce l'ombra più cupa. Si rende precipua la consapevolezza del reale. Sulle categorizzazioni non ritengo di generalizzare e non concordo con una rigida classificazione psicopatologica, mossa da una medicina psichiatrica che in virtù di valutazione medica considera organismi. Indi non argomento di casi. Seppur a essere attenzionate, osservate e indagate sono cellule, far luce su particolari olistici - e non su agenti universali - fortifica scrupolosità, e considera discrezione di valutazione tossica tra individui diversi costituiti di cellule cardiache disfunzionali. Sull'importanza di tali cellule, sottolineo l'influenza dei segnali chimico funzionali che muovono in direzione del filtro deputato alla lettura e sviluppo di informazioni, secondo alternanza di impulsi regolati 0 1. L'irregolarità sull'interruzione di pompaggio del primo cervello, il battito, non favorisce completezza armonica nel caso di individui non pienamente formati, come nel caso del suddetto soggetto detto psicopatologico, con i dovuti distinguo. Penso sia questo il senso, la via sulla quale incamminarsi per tentare ricerca e dimostrazione, al fine di agire in aiuto di chi soccombe a motivo di deficienza di concepimento. Si direbbe: insufficienza mentale.

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