TACCUINO #43
«Del tal Spinoza traiamo proposizione: pensare ciò che si vuole e dire ciò che si pensa? NO! Non siamo d'accordo! Essere ciò che si vuole (perchè si è ciò che si esiste) e dire ciò che è il pensiero non pensato! Ne siete in grado?».
1. Essere ciò che si vuole perché si è ciò che si esiste
Essere autentico: non si tratta di pensare o volere qualcosa come astrazione, ma di esistere in quanto quell'essenza. L'essere non si riduce a un desiderio o a un'idea, ma è radicato nella realtà vissuta e percepita. "Essere ciò che si vuole" implica che il volere non è un'aspirazione esterna, ma una manifestazione dell'essere stesso.
Esistere è sufficienza: spingersi oltre la logica cartesiana del cogito, spostando il baricentro sull'esistenza come auto-evidenza. Non si pensa per essere, ma si è perché si esiste nel flusso continuo dell'essere.
2. Dire ciò che è il pensiero non pensato
Il pensiero non pensato: questo concetto si ricollega al sentire viscerale. È il pensiero che non passa attraverso i filtri del linguaggio o della razionalità , ma emerge direttamente dall'essere. Dire ciò che è il pensiero non pensato significa parlare in modo autentico, senza sovrastrutture o mediazioni.
Oltre la logica:Â il tal Spinoza, pur con la sua visione sistematica e razionale, cerca di collegare l'umano al divino (o al concetto di divino) attraverso un . . .