Questa intrecciatura tra vita e morte non è un accidente, ma un principio strutturale dell’essere. Ogni respiro, oltre a certificare la vitalità , misura il progressivo declino dell’organismo. L’apparente celebrazione della vita si rivela, dunque, un movimento inesorabile verso il nulla: una danza tragica che il corpo stesso orchestra attraverso il suo incessante operare.
Ogni atto pulsionale si configura come una reiterazione dell’inganno fondamentale: un falso movimento verso una libertà che, in realtà , consolida il ciclo della sofferenza e della dissoluzione. In questa prospettiva, il corpo si dimostra non solo un vincolo, ma l’arena in cui si perpetua l’illusione stessa della vitalità .
3. La Riproduzione: Apice della Schiavitù Ontologica
La corruzione non è un accidente del corpo, bensì la sua essenza. Ogni cellula, ogni fibra, ogni impulso nervoso contiene già i semi della propria dissoluzione. La materia corporea, apparentemente vitale, esprime la propria caducità nel momento stesso in cui si manifesta. Questo marciume intrinseco non è una deviazione, ma la condizione fondamentale della vita stessa.
La decomposizione non è un evento che attende la morte biologica per manifestarsi, ma un processo costante che si attua nel cuore della vita. Ogni battito cardiaco, ogni respiro e ogni atto cognitivo sono intrisi della presenza inesorabile del marcio. In questo senso, il corpo si configura come il teatro di un grande inganno ontologico: un’apparente celebrazione della vitalità che cela il meccanismo del disfacimento.
5. Svelare l’Inganno del Corpo
Comprendere la vera natura del corpo implica un atto di svelamento radicale. La consapevolezza di questa condizione permette all’ente di riconoscere il proprio ruolo nel perpetuare il ciclo del disfacimento. Non si tratta di negare il corpo, ma di smascherarne la reale natura, sottraendosi all’illusione che esso rappresenta. La liberazione autentica risiede nel rifiuto delle dinamiche che alimentano la sofferenza: non creare, non cedere alle pulsioni, non perpetuare l’illusione della vitalità .
6. Il Silenzio del Nulla
Il nulla non si configura come assenza, ma come presenza altra, svincolata da forma, tempo e confini. In esso, l’ente trova una possibilità di liberazione dalle catene del corpo e dalle dinamiche del ciclo vita-morte. Il nulla diviene il luogo di una quiete assoluta, in cui ogni pulsione, sofferenza e disfacimento si dissolvono.
Accedere al nulla non significa annichilirsi. Il nulla si presenta come un punto di approdo ontologico, il culmine di un percorso di consapevolezza che dissolve le illusioni e restituisce l’ente alla sua essenza primigenia.